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Segue l'intervento del Presidente ;Magrini tenuto in occasione dell'evento "Tessere la Rete. Approcci Preventivi e Integrati contro le Dipendenze Giovanili" alle Ville Ponti.

Autorità presenti,
Gentili educatori, egregi medici, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni,
grazie per aver organizzato questo momento di confronto su un tema che oggi più che mai interroga le nostre comunità educanti: le dipendenze giovanili, in particolare quelle che più spesso vediamo nelle nostre piazze, legate ad alcol, a sostanze stupefacenti e a dipendenze digitali.
Sono fenomeni diversi nelle forme, ma simili nelle dinamiche. Dipendenze che si insinuano nel quotidiano dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, spesso in silenzio, dietro un’apparente normalità.
Non possiamo più permetterci di affrontare queste fragilità da soli, ognuno rinchiuso nel proprio ambito.
Scuola, famiglia, servizi sanitari, amministrazioni locali, associazioni e forze dell’ordine devono essere parte di un’unica rete coesa e operativa. Una rete che non sia solo formale o occasionale, ma concreta, quotidiana, stabile, capace di scambiare informazioni, condividere strategie, elaborare percorsi comuni di prevenzione e intervento.
Prevenire oggi significa anche saper leggere i nuovi segnali del disagio.
Segnali che, se interpretati correttamente, raccontano spesso il bisogno di aiuto di un ragazzo.
Nessuno può ritenersi esperto in materia. Lo siamo tutti, o pensiamo di esserlo: a parole siamo sicuramente più bravi ma (e sono certo che gli interventi che seguiranno lo metteranno in evidenza) la pratica è un’altra cosa.
Essere qui, però, è un segnale forte e importante.
Perché le dipendenze non sono solo un problema dei ragazzi: sono il sintomo di un contesto che troppo spesso non offre alternative, non ascolta abbastanza, non intercetta in tempo.
Tra le sfide educative più urgenti c’è oggi anche quella di ridare valore alla noia.
In una società dove tutto è immediato, dove ogni attesa viene colmata da uno schermo e ogni silenzio da una notifica, dobbiamo avere il coraggio di difendere i momenti vuoti.
Perché è proprio lì che i ragazzi imparano a conoscersi, a riflettere, a inventare.
La noia non è un pericolo: è uno spazio prezioso di crescita, creatività e ascolto interiore. È un’opportunità per riscoprire il valore del tempo e del pensiero.
E accanto alla noia, va recuperato anche il dialogo autentico.
Un dialogo che non passa attraverso messaggi veloci o immagini sui social, ma attraverso parole vere, dette guardandosi negli occhi, confrontandosi senza filtri e raccontandosi senza paura.
È nel dialogo profondo, tra adulti e giovani, tra pari, tra educatori e ragazzi, che si costruisce la fiducia.
In questo contesto voglio sottolineare anche il valore insostituibile dello sport.
Lo sport è molto più di un’attività fisica: è una scuola di vita.
Offre ai giovani quelle stesse risposte che troppo spesso cercano in comportamenti a rischio: appartenenza, riconoscimento, sfida personale.
Per questo, le società sportive, le associazioni del territorio e gli impianti devono essere riconosciuti e sostenuti come parte integrante della rete educativa.
Investire nello sport giovanile significa fare prevenzione.
Significa offrire ai ragazzi non solo un passatempo, ma un’occasione di crescita, una palestra di cittadinanza, un luogo dove imparare a conoscere sé stessi e gli altri in modo sano e costruttivo.
Ecco perché serve una visione politica e sociale condivisa.
È necessario investire nella formazione di educatori e insegnanti, rafforzare i servizi di prevenzione, valorizzare lo sport, difendere gli spazi di dialogo reale e costruire politiche giovanili che promuovano il benessere, e non si limitino alla repressione o agli interventi d’urgenza.
Oggi siamo qui per “identificare la comunità educante”, per capire che cosa si sta facendo per affrontare il tema delle dipendenze giovanili nel nostro territorio.
Ogni volta che ci ritroviamo a Villa Recalcati su iniziativa di S.E. il Prefetto siamo in tanti, la Sala Consiliare è colma…
- le forze dell’ordine e la magistratura ci aggiornano su quanto il nostro mondo possa essere “oscuro, pericoloso e allo stesso tempo affascinante per i nostri ragazzi”;
- ciascuno dei presenti racconta che cosa sta cercando di fare, con progetti, iniziative, idee pensate per quei ragazzi che finiscono in queste condizioni.
Ci rendiamo conto che il quadro che ne emerge non è preciso, nitido, immediato, bensì complesso, pieno di sfumature e confini irregolari:
- ragazzi che si mettono a disposizione degli altri accanto a ragazzi che non riescono a uscire dai guai in cui si sono cacciati;
- ragazzi che frequentano con profitto le scuole accanto a ragazzi che non riescono a dare un senso allo stare a scuola (secondo lo studio che stiamo conducendo da quattro anni con l’Università Cattolica e l’UST, ogni anno “perdiamo le tracce” di circa 580 ragazzi);
famiglie presenti, collaborative e attive accanto a famiglie assenti, non collaborative o in difficoltà.
Lo stesso vale per le istituzioni: molti enti hanno competenze su questi temi e il rischio è quello di sovrapporsi, di non massimizzare l’utilizzo delle risorse, umane e materiali.
La Provincia non ha competenze dirette per legge in questo ambito, ma proprio per questo credo sia importante mettersi a disposizione.
Questo è lo stile istituzionale che stiamo adottando.
Per fare cosa?
Per fare rete.
Siamo la casa dei Comuni, un ente sovraterritoriale che può aiutare e favorire il dialogo.
Come Provincia ci sono stati messi a disposizione dei fondi specifici e abbiamo deciso di candidare progetti concreti:
- Progetto UPI - Politiche Giovanili: "Insubria Moving" (valore 130.000 euro) – prevenzione attraverso gli stili di vita;
- Progetto UPI - Mobilità Sicura (valore 100.000 euro) – prevenzione dell’uso di sostanze in relazione alla guida di veicoli;
- Collaborazione con UST Varese su progetti di prevenzione della dispersione scolastica e inclusione attiva dei giovani migranti;
- Attivazione di risorse e progetti nei Centri per l’Impiego per supportare le fasce deboli (migranti, detenuti, ecc.) nel loro inserimento nel mondo del lavoro.
Alcuni di questi progetti hanno come obiettivo proprio quello di fornire un senso, un traguardo, una possibilità diversa. Per offrire una scelta anche a chi, a volte, non ne vede e non ne trova.
La collaborazione interistituzionale, la RETE, costruisce ponti tra enti e, soprattutto, tra persone.
Se vogliamo davvero proteggere le nuove generazioni, dobbiamo cambiare approccio:
- unendo le competenze,
- superando la frammentazione degli interventi,
- costruendo alleanze educative durature.
Solo così potremo essere una comunità capace non solo di intervenire sull’emergenza, ma di costruire una prevenzione reale, quotidiana, condivisa.
Non esistono ricette facili, ma una certezza c’è: nessuno, da solo, può farcela.

Facciamo rete, oggi più che mai.
Perché la posta in gioco è alta: è il futuro dei nostri ragazzi.
E ricordiamoci sempre:
“Una rete è fatta di fili sottili, ma intrecciati insieme possono sostenere anche il peso più difficile.
Facciamoci rete, allora, perché è solo insieme che possiamo trasformare la fragilità dei singoli nella forza di una comunità”.
Dove può, per quanto può, la Provincia di Varese è accanto a tutti voi.

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Ultimo aggiornamento: 17-06-2025, 12:16